Per sempre AUGUSTO - Rockon.it

2022-10-09 12:11:07 By : Ms. Lulu Ye

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30 anni fa, il 7 ottobre del 1992, a soli 45 anni ci lasciava Augusto Daolio, cofondatore e voce dei Nomadi

I capelli lunghi, la barbetta giovane dapprima curata e che poi negli anni sarebbe diventata sempre più folta e lunga. Gli occhiali da vista dalle forme geometriche rettangolari prima e rotonde dopo. Lo sguardo mite di un uomo e di un artista che ha lottato fino alla fine, scendendo dal palco per l’ultima volta soltanto un paio di mesi prima di dire addio. La voce piena dell’accento di Novellara, comune di Reggio Emila che gli ha dato i natali. Parliamo di Augusto Daolio, figura unica e fondamentale per il panorama musicale italiano e che esattamente trent’anni fa, il 7 Ottobre del 1992, a soli 45 anni ci lasciava per un tumore ai polmoni.

Per questo trentennale dalla sua scomparsa, ci sarà una mostra a lui dedicata allo Spazio Gerra a Reggio Emilia, curata da Lorenzo Immovilli, Stefania Carretti e Pietro Casarini, e che si avvale della collaborazione della sua compagna di sempre Rosanna Fantuzzi, dal titolo Augusto Daolio: Uno sguardo libero “il viaggio, il musicista, l’arte“. Sarà possibile visitarla fino all’8 gennaio 2023 e i ricavi saranno devoluti all’Associazione Augusto Per La Vita e al Centro Oncologico ed Ematologico di Reggio Emilia (CoRe).

Augusto non verrà solo raccontato attraverso la sua musica, ma anche attraverso le sue opere d’arte, e molti materiali inediti. Alle nuove generazioni, e forse anche alle nuove generazioni di cantanti e di chi riempie le classifiche oggi, il nome di Augusto Daolio con molta probabilità non dirà nulla e anche nel caso in cui il suo nome venga associato ovviamente e per sempre alla storia dei Nomadi, questo non cambierà le cose, perché , se non accennando Io vagabondo o Un giorno insieme, la storia di questo gruppo fondamentale e della figura di Augusto sembrano in alcuni casi passare in sordina, così la memoria per forza di cose è persa. Non si può scindere la figura di Augusto Daolio da quella dei Nomadi, gruppo che nel 1963 fondò insieme all’amico fraterno Beppe Carletti, che ancora oggi continua la missione per la quale il gruppo nacque. Ma se dovessimo chiederci che cosa sia davvero la musica impegnata, la musica che coinvolge, che riunisce e tocca ogni tematica della nostra società e chi davvero ne è il rappresentante, beh il primo nome in assoluto da fare è proprio il suo: Augusto Daolio.

Nei suoi concerti con i Nomadi, non si stancava mai di relazionarsi al proprio pubblico, di far capire quanto quello stare insieme, quel condividere, quella lotta senza armi, fosse un modo semplice ma dimenticato per far sì che le persone potessero sentire delle storie, come se si stesse davanti a un focolare, come “se fossimo una tribù e voi state qui riuniti ad ascoltare e noi, intanto, ve le raccontiamo”. Già, le storie. Di quali storie era ed è protagonista Augusto? La storia del nostro paese diviso, martoriato dalle guerre, martoriato dalla povertà. Augusto è portavoce e narra storie di posti dimenticati, come Naracauli, delle miniere sfruttare, dei pastori a cui hanno portato via il gregge, delle brutture del capitalismo, di chi ci ha ridotti a consumatori senza un senso “I negozi sono pieni già di cose che non userai mai, mai. E non avresti pensato che così ti hanno fregato“. (Naracauli) Un uomo libero, che non ha mai cercato di inseguire una moda o di accaparrarsi le simpatie del pubblico e di un qualunque politico di turno. Il suo stare sul palco, composto e ordinato, con il braccio la sua chitarra,  il bisogno di non avere nessun orpello per dimostrare e cantare di giustizia e di come si può narrare l’orrore per ogni forma di guerra, per chi è contrario alle guerre degli altri che poi ci toccano da vicino, come accadde per la Guerra del Golfo  “mentre il fucile urla fuoco tutto il giorno, volano avvoltoi nel cielo blu attorno, avanza il battaglione, brilla il ferro e l’ottone e cadono sull’erba mille bravi cittadini“ ( C’è Un Re) . Autore di testi come il Pilota di Hiroshima, Gordon, L’uomo di Monaco, Il paese delle favole. Senza contare l’aver reinterpretato Auschwitz, Primavera di Praga e Dio è morto di F. Guccini, ed avergli donato una potenza, una carica vitale figurativa ed espressiva che solo la sua voce inconfondibile e difficilmente arrivabile poteva dargli. La sua storia è la storia di un uomo e di un artista che aveva una coscienza sociale e politica, perché come lui stesso diceva “ogni azione della nostra vita, anche se la più piccola è responsabile della bruttezza o bellezza del mondo“. Augusto, la sua vita e la sua arte immensa, espressa tra dipinti e gli anni con i Nomadi è una fonte inesauribile di voglia di giustizia, fratellanza, e del voler ritrovare a tutti i costi l’uomo certo come individuo ma che riesce ad essere libero solo in mezzo agli altri solo nella condivisone.

Nel panorama musicale italiano una figura come la sua, per quello che ha composto, per quello che ha dipinto, per quello che ha dato invece di prendere come fanno in tanti, andrebbe ricordata e riscoperta, oggi che non ci sono punti di riferimento, oggi che una coscienza politica pare quasi non esistere più ricordare Augusto Daolio è quasi un dovere “Don Chisciotte non è contento ma lavora in un mulino a vento. Alì Babà e i quaranta ladroni hanno già vinto le elezioni… E voi intellettuali ne avete già discusso, a che serve poi menarla con la storia del riflusso… Cenerentola ha una Jaguar e un vestito molto fine, ogni volta che c’è un prince leva scarpe e mutandine. La matrigna, vecchia arpia prende i soldi e mette via. E voi intellettuali non avete mai discusso di come torna l’onda alla fine del riflusso“ (Il paese delle favole)

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