Quando Del Vecchio comprò la Persol, fabbrica degli occhiali dei tranvieri (e di Steve McQueen)- Corriere.it

2022-10-09 14:56:51 By : Mr. bellen hou

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Il ricordo di un dipendente: «Quando venne per acquistare l’azienda, a Chivasso, chiese proprio a me di tenergli il metro. Doveva misurare se lo spazio andava bene con dei macchinari che aveva in mente»

Steve McQueen con un paio di Persol

Altro che Ray-Ban. In principio c’erano i Persol. Specchiati, le frecce in metallo sulle stanghette, made in Torino. Perché nella storia di Leonardo Del Vecchio — secondo uomo più ricco d’Italia, patron di EsserlorLuxottica, azionista di Generali, scomparso oggi 27 giugno al San Raffaele di Milano — ha molto a che fare con Torino, o meglio con Lauriano e Chivasso .

Da una parte c’è una piccola azienda aperta da Del Vecchio ad Agordo, vicino Belluno, che diventerà la principale azienda di occhialeria al mondo . Dall’altra lo stabilimento Persol a Torino in via Caboto fondato nel 1917.

Qui il fondatore Giuseppe Ratti aveva progettato un tipo di lente pensato per sportivi e aviatori, poi diventato il simbolo dei tranvieri di Torino. Fino a diventare l’accessorio della moda dagli anni ‘60 in avanti: Marcello Mastroianni, Steve McQueen. Fino al 1995: «Il Cavaliere ci ha presi in un momento di difficoltà dello stabilimento. Eravamo praticamente al fallimento — racconta Gigi Congiu, dipendente prima Persol e poi Luxottica, classe 1960 —. Ricordo ancora la prima volta che venne a Torino. Arrivò con la sua giacca, la camicia senza cravatta e suo figlio Leonardo Maria di sei anni per mano. Quando alla guardiola disse «Sono Del Vecchio» il vigilante non gli credette e non lo fece passare».

Una volta dentro in reparto «chiese proprio a me di tenergli il metro. Doveva misurare se lo spazio andava bene con dei macchinari che aveva in mente — continua Congiu —. Non credo si veda spesso una persona di così alto livello prendere di persona le misure e annotarsele».

I dipendenti da 120 arrivarono a 1000 . Insieme alle quotazioni in borsa, le sedi in Francia ma solo amministrative, le grandi collaborazioni come Armani, i Ray-Ban, le altre azioni. Da quell’episodio a Chivasso tornò ancora solo una volta, circa cinque anni dopo. Ma nei suoi discorsi ai dipendenti parlava sempre di noi come i «maestri dell’occhiale», continua Congiu.

Marcello Mastroianni indossa i Persol

Nel bilancio annuale Del Vecchio riprende più volte il welfare piemontese a riferimento. L’espressione che ricorre è: «Ricordiamo i vecchi esempi dal territorio torinese». Ovvero la Olivetti di Ivrea. «Attraverso i sindacati ci chiesero di proporre delle idee per i dipendenti — spiega Congiu —, noi raccontammo dell’esperienza di quell’azienda. Arrivarono così le borse di studio per i dipendenti, i premi di produzione. Posso dirlo? Facciamo meno pubblicità rispetto a loro ma siamo al pari di Ferrero. Il Cavaliere ha sempre pensato a tutto».

La parola «Cavaliere» ricorre spesso. Nei racconti di Congiu, nelle pagine Facebook dei dipendenti Luxottica. Nessuno si rivolge per nome parlando di Del Vecchio. O capo, presidente. «Oggi mi sento quasi come quando morì mio padre», scrive Gabriella dello stabilimento di Chivasso. «Ma si sa perché è morto? Non mi sembra possibile» lamentano in molti. Anche se Del Vecchio aveva 87 anni.

È lunedì pomeriggio e le linee di via Testore a Lauriano sono piene. Al centralino non chiedono neanche il motivo della telefonata: prendono direttamente nota della mail con l’indicazione che faranno sapere a breve. «Abbiamo paura. Paura di che cosa succederà. Comunque è sempre una multinazionale — conclude Congiu — e i casi di successione familiare di solito non vanno bene. Ci conforta pensare alla squadra che Del Vecchio aveva creato». I sindacati raccontano: «Lunga vita a Del Vecchio, è quello che ci dicevamo sempre nelle riunioni».

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