Disdegnando risolutamente l’uso di lenti correttive, il ventiduenne protagonista del racconto farsesco «Gli occhiali», di Edgar Allan Poe corse il rischio di sposare una vecchia decrepita. Certo, era veramente miope, ma a quei tempi — era il 1844 — gli occhiali erano ritenuti una sorta di umiliazione personale. Il mondo è cambiato e oggi quel ragazzo userebbe gli occhiali come vezzo seduttivo e chissà, magari, affascinerebbe immediatamente la bellissima giovinetta destinata dallo scrittore di Boston a diventare sua moglie. Giocare a fare il nerd adesso è l’ultima tendenza anche tra i musicisti, come ha dimostrato il Festival di Sanremo (Negrita, Il Volo, Cristicchi, Shade). Gli occhiali come strumento di comunicazione non verbale, forte e potente: ecco il filo conduttore che ha legato le aziende presenti al Mido, la più importante fiera del settore al mondo, organizzata dall’Associazione nazionale fabbricanti di articoli ottici(Anfao)andata in scena a Rho-Pero, in concomitanza con la Milano Fashion Week. Del resto, sono stati proprio la moda e il design a rendere gli occhiali oggetti del desiderio, complice il consumatore finale, sempre più informato. E per le aziende sono diventati un importante strumento per promuovere lo stile e la griffe anche tra chi non può permettersi di comprare un completo o una borsa.
«Il valore della produzione ha tenuto. Il 2018 ha chiuso con 3.9 miliardi di euro, nonostante la decrescita del mercato italiano, meno 0,7% — sottolinea Giovanni Vitaloni, presidente Anfao e Mido, ricordando che a Mido gli spazi espositivi hanno superato il record di presenze con 1.320 aziende, più di 800 straniere —. Un settore in fermento, 17.700 gli addetti, la cui quota di export arriva al 90% e che segna la crescita di occupazione grazie ai nuovi investimenti dei gruppi stranieri del lusso nel distretto di Belluno». Il connubio tra design e innovazione ridefinisce la produzione e gli acquisti degli occhiali secondo una ricerca di Wgsn. E sono proprio le montature che incorniciano le lenti a farci leggere il nostro tempo. Non una tendenza, ma diverse e a volte in contrasto tra loro, con il ritorno a un certo illusionismo/romanticismo Anni ‘60 e ’70, soprattutto per quanto riguarda gli occhiali da sole (forme tonde e materiche). Le montature possono essere grandi (anche per le lenti correttive e graduate) o minimal (per quelle colorate anti Uv), invertendo la regola classica. Gli occhiali da sole che negli Anni ‘50 servivano alle dive per proteggersi dai flash, oggi sono maschere con cui ci si può nascondere o esibire in maniera provocatoria.
La natura diventa l’ispirazione. Sono farfalle stilizzate con le doppie ali che arrivano fin sulle guance gli occhiali presentati da Valentino by Luxottica. Riproducono bucce d’arancia le montature (a oblò o squadrate) in acetato esclusivo di Vanni, azienda torinese di Vitaloni. Tondi, grandi, color Havana bordeaux quelli di L.G.R., in acetato di cellulosa lucidato a mano. Rosso e squadrato come una tv il modello della portoghese Vava. Da Saraghina la tartaruga sfuma nel verde, giallo o blu ed è in nylon super leggero. L’estetica minimalista di Giorgio Armani è invece rappresentata dalle lenti scure tonde e sospese sul ponte sottile che riproduce per esteso la firma dello stilista. E anche Persol si alleggerisce: rivisita il modello degli Anni ‘90 (quelli del minimalismo, appunto) con barra metallica arcuata che delinea il frontale di nuovo brevetto. Dagli archivi degli Anni ‘70 riemergono i Ray-Ban Evolve con lenti squadrate oversize sfumate e astine sottilissime dorate. Il metallo è uno dei trend per occhiali leggerissimi, tondi o geometrici. Un’altra novità è la mascherina alta protezione da sole che scende dalle vette e rivive in un contesto urbano (Prada). Il logo si fa elemento di design: le D e G di Dolce e Gabbana si trasformano in cornice dorata, come in un quadro barocco. Poi, però, per l’uomo ci sono anche i «Dolce» in acetato, semplici e neri. Altro brand, Diesel, altra azienda, Marcolin: l’occhiale da uomo torna di carattere, in metallo con linee geometriche, ispirazione industriale.
La manifattura cadorina è riconosciuta nel mondo e vi è arrivato a far produrre i suoi occhiali anche Tom Ford: pilot in due varianti colore, argento e oro rosa arricchito da più di 300 cristalli incastonati a mano sui profili del frontale e sulle aste in metallo sottile. Victoria’s Secret esagera e scrive «Pink» sulla mono lente a maschera. Le lenti rotonde e sospese sono di tendenza. Con micro aste dorate da Chloe by Marchon, che produce anche per Karl Lagerfeld (struttura metallica rotonda con doppio ponte e lenti sfumate) e per Salvatore Ferragamo (oversize con sovrapposizione in metallo sulle lenti). «Quella dell’occhiale è una vera scienza che ispira la fantasia, tanto da portare in molti casi a punte di vera poesia: nelle forme, nelle, linee e nei colori», annota Michelangelo Pistoletto nell’introduzione al bel volume «Occhiali e dintorni» (Fabiano ed.) -. Si dice che l’occhio sia lo specchio dell’anima. Aggiungerei che l’occhiale anima l’occhio, gli dà vita perché aggiunge espressione al viso».
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