Il principe di Melchiorre Gioia -Una storia inutile- | film 2022 | Movietele.it

2022-10-11 05:26:20 By : Ms. Sela Zuo

In una società fondata su obiettivi da raggiungere e risultati da ottenere, il 'principe' è un antieroe predestinato. Un professionista della sconfitta.Milano, fine anni '90. Via Melchiorre Gioia, che collega la periferia con il centro di Milano, è la via della perdizione notturna a buon mercato, accessibile a tutti. Ci sono locali di travestiti e prostitute. È soprattutto la zona del Principe (Silvio Cavallo), che quasi ogni sera agghindato con una finta pelliccia grigia, capelli biondi ossigenati, occhiali da sole di plastica gialli, arriva in autobus per dare inizio alle sue notti brave. Una vita notturna costellata di personaggi improbabili che come arrivano poi spariscono. Vive con la nonna che lo accudisce come fosse un eterno adolescente. Impiegato in fabbrica, decide di lasciare il lavoro per noia. Una storia di ordinaria sconfitta con un principe ben lontano dall'essere tale. Milano, oggi. Il Principe è un cinquantenne, disoccupato e affetto da una svogliatezza cronica, che si arrabatta senza troppo impegno con lavoretti di volantinaggio che lo conducono nei luoghi e nei ricordi dei bagordi di un tempo. Le due linee temporali si dipanano come i binari del tram e tracciano la storia di un perdente, per indole e per scelta. In una società fondata su obiettivi da raggiungere e risultati da ottenere, il nostro è un antieroe predestinato. Un professionista della sconfitta.

Ispirato ad una storia vera:

Milano, 1998.   Se siete abituati a pensare ad un Principe in sella ad un cavallo bianco, ora dovrete  necessariamente ricredervi. Il nostro Principe si aggira tra le vie della perdizione e del vizio, seduto in fondo ad un  autobus tendenzialmente di colore arancio.   Il nostro, non ha la purezza d'animo di un uomo d'altri tempi e la sua amata è un  travestito a cui tiene la mano in Piazza Duomo alle prime luci dell'alba.   Non vive in un castello in cima ad un colle, ma nella periferia operaia in uno stupido  bilocale in condivisione con l'anziana nonna.   Il nostro Principe indossa una pelliccia vistosa e ingombranti occhiali gialli in testa e se  qualcuno guardandolo negli occhi lo accusa d'essere un povero imbecille, lui risponde con  un leggero ghigno alla bocca: "Amico, mi sopravvaluti!"   

LE CONSIDERAZIONI DEL PRINCIPE "Che poi io la vita mica la subivo ma nemmeno mi riusciva d'aggredirla. Semplicemente sopra alla vita io ci pattinavo! Ogni tanto correvo via liscio altre volte finivo a gambe all'aria."

Perché la necessità di raccontare una storia "inutile"? Credo di vivere nel periodo storico più opportuno per raccontare una storia simile. Le persone oggi hanno bisogno di opere leggere, spensierate e persino inutili. Ora che finalmente in sala il pubblico può di nuovo tornare a mostrare i volti è stupendo pensare di avere la responsabilità di provare a far socchiudere le labbra per lasciarsi andare ad una sana risata! Siamo in molti a scrivere per il cinema delle storie inutili, solo che c'è chi prova fino all'ultimo a convincerti del contrario. Io ho voluto essere sincero fin da subito, ed era inevitabile, dopo gli ultimi due film sociali (Vista Mare, 2017 e Non si può morire ballando, 2019), giocare sulle corde della leggerezza. E poi quel che può essere "inutile" per me, può essere efficace per qualcun altro. Il film non ha nulla da insegnare, prova a farti stare bene, prova a farti ridere!

Come ti sei imbattuto in questo personaggio e cosa ti ha affascinato di lui? Una vecchia conoscenza, un buon amico! Poi la vita ha dettato tempi e direzioni e ci siamo persi! Mi ha sempre incantato il suo modo di perdonare gli accadimenti anche quando si fanno meschini, ti schiaffeggiano e ti fanno perdere. Ha sempre saputo di non poter indirizzare il flusso delle cose e allora tanto vale rimettere a posto la vita offrendogli da bere.

Il linguaggio utilizzato, non solo quello verbale, è molto forte. Non credi che il pubblico possa rimanerne disturbato? Inizialmente lo slang, l'intercalare e l'atteggiamento usato dal protagonista può certo risultare forte e acceso, ma non è mai volgare e, con il passare dei minuti, ci si rende conto che in fondo è un linguaggio che usiamo tutti e di continuo, solo che forse siamo meno abituati a sentirlo da uno schermo di una sala cinematografica.

"Il film è un omaggio ai perdenti e a tutti quelli che ci provano senza mai riuscirci. Mi ha sempre affascinato il suo attaccamento alla sconfitta, il suo saper posizionarsi qualche metro più in là da una società che si muove dentro a delle consolidate regole. Anche la sceneggiatura è eretica e prende le distanze dalla ormai consolidata struttura narrativa. Il film è come se attraversasse una lunga strada bianca in pianura, pochi sali e scendi, gli ostacoli sono dei sassolini sul terriccio e ogni tanto lungo il tragitto spuntano dei fiori di campo. I personaggi non vogliono evolvere e restano coerenti al loro essere dei simpatici perdenti"