Cosa vedere a Marrakech e Essaouira per un viaggio indimenticabile

2022-10-15 22:42:27 By : Ms. Jinshi Tian

Scoprire la più celebre delle città imperiali e la meta preferita dei surfisti, tra esperienze con i cammelli e il futuro incredibile del Marocco.

Mongolfiere, cammelli, cavalli. E piedi, tanti piedi, a ritmare sui ciottoli levigati da milioni di passi e anni di cui si perde il conto. Nel giro di quattro giorni di viaggio in Marocco, la mobilità alternativa diventa realtà. L'unico carburante concesso è il vento incessante che annoda i capelli, fa scivolare in pullover avvolgenti e negli ampi foulard tinti di indaco che svolazzano fuori dai negozietti, costringe a tenersi stretti persino gli occhiali da sole sul naso. Un vento che fa cambiare la luce ad ogni soffio. "Ma il vento, se ci sei dentro, non lo senti" filosofeggia il proprietario di Ciel d'Afrique, che fa volare mongolfiere nelle albe struggenti dei giorni di sole a mezz'ora di macchina di Marrakech, mostrando un Marocco diverso. E ha ragione. A mille metri d'altezza il vento non si sente, si percepisce solo una sospensione magica che fa tremare dall'emozione. I profili delle montagne, la vastità sublime della terra che si fa leccare piano dal sole, la lentezza del risveglio nuovo di un paese che sta imparando a mettere da parte la sua stessa storia.

La storia occidentale registra l'ingresso del Marocco negli anni 60 e 70 come luogo sacro per i viaggiatori che fuggivano da realtà non aderenti ai propri bisogni, in cerca di stimoli nuovi. Hippie è riduttivo, ma molti lo erano. Oggi si parla ancora di come Jimi Hendrix avesse trovato una particolare vena creativa sul versante occidentale del Nord Africa, e come lui Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, coppia d'amore e stile che da Parigi elesse il proprio buen retiro nel blu del Jardin Majorelle. Si scappava da qualcosa e si approdava in un regno di luce che ancora oggi, con #MoroccoKingdomOfLight hashtag ufficiale, è la riprova dell'incanto di certi momenti della giornata. Da un lato ci si adegua alla mercificazione delle esperienze, tra capre arrampicate sugli alberi o incantatori di serpenti sulla gigantesca piazza Jamaa El Fna, il centro nevralgico di Marrakech. Dall'altro, nel silenzio di certe notti sature di stelle sopra le palme del Domaines des Remparts, uno degli hotel più suggestivi appena fuori Marrakech, una misteriosa inquietudine tiene vigili i sensi sull'energia vivace del Marocco contemporaneo, in equilibrio tra le eredità e il desiderio di nuovo.

Gli occhi, in Marocco, sono la moneta di scambio. Guardano dritti il proprio interlocutore solo durante e dopo le trattative commerciali, un nano secondo di sguardo di troppo travolge e coinvolge in una conversazione in cui si può fare solo sì con la testa, in mano un bicchiere di tè bollente alla menta debitamente zuccherato, e la sensazione di essere stati catapultati in un'epoca dove il tempo non esiste più - ma al momento di chiudere la trattativa fate presente a gesti che per voi il tempo è tornato, negate tutto e salutate sorridendo. Vale la raccomandazione di Hassan, placida guida in camicia a quadretti e voce da saggio, che scandisce in un italiano da professore di liceo "non fermatevi a fotografare o vi chiederanno di pagare": meglio fingere di fare altro e procedere a passo spedito, sbirciando a mezz'occhio. Eppure non è tutto capitalizzabile. Il Marocco sa come preservare quella sospensione incredula di fronte alla bellezza più pura, che non può essere stimata a colpi di contrattazione e nemmeno catturata davvero. La luce, appunto, che luccica di oro caldo e arancio spremuta in un cielo che sembra più vasto di quello contratto dell'Europa. Aiutano i tetti delle vecchie case di Marrakech, mai più alte di tre piani, in grado di liberare gli occhi dal giogo dei parallelepipedi urbani: affacciarsi dall'alto del Musée des artes culinaires, fresco di inaugurazione e profumato di ogni spezia individuabile nella cucina marocchina, può far emozionare. E una vertigine arriva sulla cima dell'hotel Sultana, uno dei più lussuosi e belli dell'ampia offerta luxury riad della città, ci si può perdere sulla fine del giorno in arancione seguendo il profilo della koutubia e di una cicogna che nidifica lenta sul tetto di una casa, stagliandosi in un controluce che non dimenticherete mai più. Perché il cielo a Marrakech è di un azzurro diverso, quel ceruleo perfetto che fa da sfondo al blu dei giardini tra i più belli del mondo, i Jardin Majorelle, oggi sede del delizioso museo berbero e di set fotografici con improvvisati influencer e laureati. Con un po' di fortuna, gli angoli tranquilli si possono trovare anche qui, contando il verde di piante sconosciute accanto ai dettagli giallo limone, arancio mandarino, azzurro glaciale, immaginando cosa potesse significare vivere e lavorare in questa oasi di bellezza. Una sospensione di realtà che trova il suo culmine nel tradizionale hammam all'hotel The Pearl, nella strigliata imprescindibile cui la vigorosa Aisha sottopone ogni singolo centimetro di pelle, in grado di cambiare definitivamente le cellule del corpo e regalare una sensazione di galleggiamento luminoso.

Ma nella antica città imperiale oggi principale attrattiva del paese, c'è il desiderio di guardare avanti, di modernità. Marrakech non è solo hammam e mercati. Il primo assaggio è l'aeroporto Menara, splendente ad ogni ora del giorno e della notte, trafficato come una medina al tramonto. Ma la vera immersione è nel nuovo quartiere che si snoda attorno alla futuristica Avenue M, sede di hotel di lusso come il Pestana CR7 inaugurato da Cristiano Ronaldo dopo un periodo di soft opening, caffetterie specialty di stampo anglosassone con gente ai tavoli a leggere libri, e lo splendido centro culturale Meydene con il primo museo immersivo del continente africano. È uno shock salutare per chi pensa che il Marocco sia solo tè, sabbia desertica, canti del muezzin e voci concitate nei suq: la verità è che una buona parte di futuro è già qui, con tutte le contraddizioni del caso. Le cinque preghiere giornaliere si ricordano con gli altoparlanti, ma la religione resta un fatto personale, non ci sono obblighi stretti. Si mixa tutto, e sono le donne le prime a far coesistere le tante anime della città più cosmopolita del Marocco: ragazze in jeans e crop top scortano nonne col velo in testa e lunghe tuniche, seguite da ragazzini in pantaloncini da basket che affiancano l'eleganza della djellaba degli adulti. Un'armonia intelligente e ragionevole.

Lungo i 170 km da Marrakech a Essaouira, nelle province lente e sempre più desertiche che poi sfociano in spiagge battute dal vento, certe sfumature cittadine lasciano il posto ad una umanità rurale, più ruvida, che non si piega alle semplificazioni del turista, anzi. Essaouira, meta di surfisti europei grazie all'incessante corrente ascensionale, ha una magia delicata che si rivela nelle strade della sua preziosa Medina, un incanto di piccole cose semplici quanto imparare a salire su un cammello. E pure i meno aggraziati capiscono che è più facile di quanto si creda al Ranch de Diabat, dove Italia e Marocco si sono incontrati (la proprietaria, di origini modenesi, ha sposato un marocchino), tanto da preferire dromedari e cammelli ai più tradizionali, bellissimi cavalli dal nome esplicativo della loro personalità, o ai rapidissimi quad con cui arrampicarsi sulle dune predesertiche. Nel massimo rispetto della fragilità del paesaggio, gli itinerari sono estremamente misurati e controllati. Ma prima di tutto, il rituale del tè caldo si riconferma avvio di una passeggiata che non è soltanto un'esperienza di vita. In groppa agli imponenti cammelli, che per muoversi seguono i gesti gentili del loro responsabile/addestratore pacifista ("Gli animali non si devono punire, siamo noi a doverci far capire da loro" recita in un mix di inglese e francese, mentre i cammelli tengono sotto controllo i movimenti delle sue mani), il Marocco di oggi cambia ancora una volta la sua prospettiva. Il tonfo degli zoccoli entra nel soffio del vento, alza sbuffi di sabbia spogliando i pensieri di ogni eccesso, lascia sopraffatti da una pace morbida come la crema di noci di argan (che vi farà ricredere persino sulla superiorità della più famosa spalmabile al mondo). Sembra di mixare i tempi e gli spazi, aprendosi all'incredulità di una semplicità immediata, autentica, definitivamente catturati dal Marocco con luce, vento, profumi. E sembra già di sentire echeggiare la promessa di un ritorno.